venerdì 19 ottobre 2012

Il Telegrafo del 29 luglio 1938 - Dal Goggiam alla Piazza del Campo - parte prima.


Mescenti, giugno.

Verde dal germoglio primaverile, assolato, ridente, con visioni quasi di paesaggio toscano, il Goggiam - la piu' ricca e meno nota Regione dell'Impero e' apparsa alle camicie nere senesi quale zona ideale per trascorrervi il mungo e non facile periodo delle grandi piogge.
E le stesse piogge, cadendo soltanto di notte, fanno si' che anche la minaccia degli elementi sia, se non sventabile, almeno da attenuarsi: il bel sole del giorno asciuga il terreno, lo risana e fa crescere a vista d'occhio la gia' rigogiosa vegetazione della zona; consente lo svolgersi di tutte le ordinarie occupazioni ed, infine, procura un senso di benessere ai legionari, che abbronzandosi le carni ai cocenti raggi, preservano i corpi da quelli che potrebbero essere gli effetti dell'umidita' notturna.
Per quasi un mese - dal giorno della partenza dall'Ambaciara ad oggi - i militi hanno sognato la terra goggiantina e hanno vissuto con negli occhi la visione di Mescenti e nel cuore la speranza di poter presto raggiungere la nuova destinazione.
Non presto com'era nei desideri di tutti, ma comunque il battaglione ha preso possesso dei fortini assegnatigli a presidio e sta gia' alacremente lavorando per la definitva messa a punto di quella che e' e sara' per mesi la residenza delle Camicie Nere della "Valanga".
Su un pianoro sopraelevato, dominante una valle, bagnato dalle acque di un placido torrente, e tutta una distesa di pianure recinte da cerchia di colline, il settore fortificato - sede dei reparti - sorge in localita' quanto mai adatta ad ospitare truppe.
A poche diecine di metri dai fortini e' una sorgente ricchissima di fresca ed ottima acqua, qua e la' appezzamenti di terreno coltivato ad orto, portano, oltre ad una nota prettamente nostrana, l'impressione di cio' che i legionari potranno tra non molto trarre dal suolo per il milgioramento del proprio rancio; uno spazioso forno, costruito dal Genio, consente una perfetta panificazione; e tutto un impianto, sia pur rudimentale, dei depositi e servizi lascia presagire che, anche quando - tra non molto - le comunicazioni con i grandi centri si renderanno pressoche' impossibili a causa della pioggia, la vita del Battaglione procedera' regolare in ogni senso.
Oltre cio' che abbiamo esposto, vi e' un altro fattore - forse il piu' importante - che rende gradita la permanenza a Mescenti. Il luogo e' "simpatico", veramente simpatico.
Un po' per le traversie vissute prima di giungervi, che hanno aciuto in tutti il desiderio di presto vedere e conoscere la nuova localita'; un po' per tutto il bene che di questa e' stato sempre detto: molto per quel senso di spontanea simpatia per alcune cose che, inspiegabilmente, nasce improvviso nella massa. Il fatto e' che Mescenti ha, si puo' dire, conquistato il cuore della truppa e fatto si' che il periodo da trascorrere nel nuovo campo - il peggiore periodo della permanenza in Africa, per cio' che riguarda le condizioni climatiche - si presenti alle menti di tutti come cosa facilmente superabile.
Il morale dei Reparti e' ottimo; le condizioni di salute sono generalmente buone; percio' si guarda con serenita' all'avvenire e ci si accinge alle prove del futuro con consapevole giocondita' e spensieratezza.
Si lavora alla costruzione di baracche, ad opere militari, a faccende di abbellimento. Si monta la guardia alla notte sotto lo scrosciare della pioggia. Ci si merita il "Bravo!" del Comando di Presidio - come e' avvenuto alle camicie nere della seconda compagnia che ieri, in una particolarmente difficile e delicata circostanza - hanno, a fianco dei reparti indigeni, dato prova, oltre che di fede e disciplina, anche di valore, tenendo alto il prestigio della Milizia e quello della citta' nostra.
Ci si rende utili alla Patria servendo con abnegazione il Duce. e tutto cio' col sorriso sulle labbra e con negli animi la intima, grande soddisfazione derivanet dal compimento del dovere.
Cosi' i legionari del 97.o hanno iniziato il loro nuovo periodo di vita africana. Cosi' le camicie nere senesi fanno onore, attuandolo, al motto mussoliniano: "Credere, obbedire, combattere".

Ultime fasi di un lungo viaggio

A Gorgora' S.E. Teruzzi - la' giunto per presenziare all'inaugurazione deђ faro eretto sulla "Vetta Mussolini" - ammiro', compiacendosene, il perfetto inquadramento dell'unita' legionaria senese ed ebbe parole di elogio per Comandanti e gregari. Partendo il Ministro, si ebbe il saluto alla voce dei militi che, nell'occasione, vollero gridare la loro ferma volonta' e ripetere la promessa di essere pronti a tutto per la grandezza dell'Impero.
Promessa, quest'ultima, sempre mantenuta. Anche quando una punta di nostalgia si figgeva nel cuore, anche quando le motobarche della flotta del Tana, levando le ancore, allontanavano vieppiu' dalla Patria e dagli affetti la gioventu', costituente il carico delle imbarcazioni.
Abbiamo, in altra occasione, gia' sufficientemente scritto su quella che fu la prima traversata del Tana effettuata da una flottiglia di barche a motore e, quindi, tornare oggi sull'argomento sarebbe ripetere cose gia' note. Ma e' pero' bello ricordare con quanta allegria, con quanta tranquillita' e con che gioconda animo i legionari si portarono da Gorgora' all'estremita' meridionale del lago, nella baia di Bahar Dar. E' bello dire ancora dell'entusiasmo che regno' sovrano a bordo durante il primo viaggio e nei due che seguirono per il trasporto di tutto il battaglione. E' bello infine poter dire ai senesi - e poterlo dire cosi' pubblicamente - che i loro concittadini e comprovinciali, pur lontani cinquemila chilometri, onorano con i fatti il nome di Siena e fanno nascere ovunque ondate di spontanea simpatia ed ammirazione per la citta' della Balzana.
Cosi' a Gondar come ad Amba Ciara, a Gorgora' come a Bahar Dar.

Dino Corsi

                    

                                                                Foto Collezione privata Panichi           






Il Telegrafo del 29 luglio 1938 - Dal Goggiam alla Piazza del Campo - parte seconda.



Per quanto breve, anche il soggiorno nella terra goggiamita del lago dei reparti senesi e' servito a rivelarci ancora una volta quanto e come i connazionali residenti in Africa Orientale sisentono portati verso la balda gioventu' che, nelle lontane terre dell'Impero, porta, con la purezza del linguaggio, la bonta' dei sentimenti, la gentilezza innata in tutti i viventi all'ombra del "Mangia", l'amore quasi sviscerato per la bella Siena, la gioconda e contenuta spensieratezza, la fattiva operosita' e la fede grande che e' in ogni cuore, una ondata di vera, fresca, giovinezza italica.
Dopo una sosta di pochi giorno il grosso del Battaglione ha raggiunto, in marcia, Mescenti. A Bahar Dar e' rimasto momentaneamente un reparto per il disbrigo dei vari servizi.
La marcia si e' svolta attraverso una zona quasi completemanete pianeggiante, lungo il tracciato della grande strada, oggi in via di costruzione, che tra non molto unira', attraverso il Goggiam, Gondar con Addis Abeba.
Fin dai primi chilometri si e' radicata in ognuno la convinzione della ricchezza e bellezza della Regione. Per quanto solo da pochi mesi sotto il reale controllo italiano - e quindi ancora allo stato semiselvaggio - il Goggiam ha mostrato alle camicie nere le possibilita' agricole, commerciali ed industriali di una zona che, grande quanto la madre Patria, sara' domani una fonte inesauribile di prosperita' e benessere.
Si e' marciato attraverso terreni massosi sui quali attecchisce e vegeta la vita selvaggia; si sono attraversati boschetti di olivastri per chilometri e chilometri, si e' proceduto, avendo sui lati estensioni sterminate di terreno coltivato a dura, frumento e granturco, si sono vedute mandrie numerose di bestiame al pascolo su ricchi, grassi prati; si e' insomma avuta, dall'inizio al termine della marcia, la precisa sensazione di una fertilita' ed abbondanza forse senza pari.
Giungendo a Mescenti, portando a termine la fatica iniziata da altre tre settimane, i legionari hanno avuta nuova conferma delle loro convinzioni della bellezza e ricchezza del Goggiam, palesi ovunque nei pressi del Presidio.
Ultimato il viaggio, che mettendo a dura prova gli uomini, ha rivelato appiena la salda struttura del Battaglione, e' iniziata la nuova vita in nuove terre, ma sempre vita tipicamente senese. Vita, cioe', contrassegnata dall'operato di uomini che, avendo vivo nell'animo il ricordo della citta' amata, improntano alle tradizioni di questa tutto il loro operato di fascisti e soldati.
E le tradizioni nostre, essendo quelle della Grande Madre, fanno si' che la "Valanga" non venga mai meno al compito affidatole dalla fiducia del Duce.

Odor di Palio

29 giugno...Oggi c'e' in aria odor di Palio. A Siena stamani "danno i cavalli". A Mescenti si lavora e si pensa. Tra un colpo e l'altro di piccone, tra l'una e l'altra pietra portata dalla cava al muro in costruzione, tra un servizio di guardia e un turno di riposo, il pensiero vola lontano, lontano...a Siena "danno i cavalli". "A quest'ora, pensiamo, si sono gia' iniziate le prove". "Tra un paio d'ore, ci diciamo, la sorte avra' deciso".
La penna non vuol scorrere sulla carta, la mente non sa piu' dare idee...Vediamo la Piazza...la sentiamo, la nostra Piazza. Come noi la sentono tanti, tutti, quasi, qui nel Campo.
Attraverso le leggere pareti della tenda ci giungono, in un vociare confuso, frasi come questa:"Sor Tenente! Abbasso il Drago!"
"Oggi, a noi della Tartuca, ci tocca un cavallino da Palio, me lo sento!...E poi, noi siamo...fortunati!"
"Sarebbe l'ora toccasse al Bruco un cavallino meno peggio!"
"Dalli il cavallo del Vannini, dalli!"
"Daccelooo!"
"Ma, con l'acqua che venne ieri sera, avra' retto la terra?"
"Gnamo, mentre s'aspetta, si va a dalli un trentino qui in Salicotto"
La musica continua, l'intonazione e' sempre la stessa. E la penna non vuol scorrere, le idee nella mente si fanno sempre piu' confuse. Accidenti, accidentaccio a questo cuoer che al solo sentir parlare di Palio prende il via e non si ferma piu'!...Ma come si fa? "Ci siamo nati, ci siamo" come diceva la buonanima del Gobbo Nocciolo. E quando ci siamo nati...quando ci siamo nati...
Il vociare continua...la testa gira come una giostra...Cavalli, bandiere, tamburi, il lago Tana, una cornetta che, da bordo del 'San Nicola' suona nelle limpide acque del lago la "Marcia dl Palio" e fa piangere cento uomini, e ci fa piangere...Gira la testa e la cornetta suona e suona...Il lago e' quasi azzurro...pip-pa papa'...la prima flottiglia naviga...sventola una bandiera, due, cento bandiere, tutte le bandiere di Siena...pip-pa papa'..:Accidenti!..O che davvero una lacrima sfacciata si affaccia alla finestrella dell'occhio?! No, perdio! Questo, poi, no!...Coraggio...usciamo usciamo...Ma cos'ha questa testa?...Pip-pa papa'...Basta!...Basta ragazzi con queste chiacchiere, basta! Siena e' lontana e fa male parlare di queste cose...
Piuttosto, piuttosto...per dimenticare cantiamo. Su, un bel coro! Forza!
"Quanto l'e' bella la Piazza di Siena
"Circondata da dieci fantini..."

Dino Corsi

                                                                              Foto Collezione privata Panichi                       
                                                   
http://www.97legione.siena.it/                                                                   

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